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Cloud nazionali: Partiti due bandi per enti pubblici centrali e ospedali (video)

todayAprile 5, 2023 1

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Cloud nazionali: Partiti due bandi per enti pubblici centrali e ospedali (video)

Cloud nazionali: Partiti due bandi per enti pubblici centrali e ospedali (video)  .Entro l’estate i primi servizi con Google, Microsoft e Oracle. Mentre bussano alla porta la in-house regionali e società locali per salire a bordo del Polo strategico nazionale

.Accendere i servizi sul cloud nazionale entro l’estate. È questo l’obiettivo per far decollare il Polo strategico nazionale (Psn), ossia l’infrastruttura su cui migrare i dati critici e strategici della pubblica amministrazione, come comunicato dalla società a Wired. Condizione necessaria per portare a bordo entro settembre i primi 30 enti statali e segnare come raggiunto uno dei traguardi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che sul digitale punta una fiche da un miliardo di euro.

Tempi – Tecnologia – Strategia – Modello Business

I TEMPI sono serrati per realizzare il progetto affidato alla cordata composta da Tim, Leonardo, Sogei (la società informatica dello Stato) e Cdp Equity (braccio di Cassa depositi e prestiti, la cassaforte del risparmio postale) lo scorso 11 luglio. Il 28 aprile si chiude la prima chiamata per portare a bordo del cloud pubblico le prime venti pubbliche amministrazioni centrali. Il bando, lanciato il 10 febbraio, mette sul piatto 373 milioni. Un mese dopo è la volta di aziende sanitarie locali (Asl) e ospedali. In questo caso il 19 maggio scade l’offerta di 200 milioni lanciata a metà marzo. Sono invece rimasti sul tavolo 2,9 milioni de 35 che il governo aveva messo a disposizione di Asl e ospedali per agevolare il passaggio al cloud.

C’è un primo gruppo di 95 pubbliche amministrazioni centrali e 80 agenzie sanitarie locali da portare a bordo con urgenza perché gestiscono infrastrutture considerate insicure e critiche. A tendere il polo ospiterà i dati e i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200), delle asl delle principali amministrazioni locali (Regioni, città metropolitane, comuni con più di 250mila abitanti).

Basato su quattro data center ad Acilia e Pomezia nel Lazio, insieme a Rozzano e Santo Stefano Ticino in Lombardia, il Psn offre servizi di housing e hosting dei dati, cloud privato e di adattamento dell’architettura o di alcune componenti alla TECNOLOGIA della nuvola. A livello tecnologico, i data center sono dislocati a coppie a 500 chilometri circa di distanza per assicurare ridondanza e continuità del servizio in caso di calamità. La connessione è di mille giga intra coppia e di 10 giga tra le due regioni. A sorvegliare l’infrastrutture ci sono due centrali operative, situate in Liguria e Abruzzo, e a tendere i due centri saranno qualificati come Tier IV e Rating 4, rispettivamente i livelli più alti di certificazione dell’Uptime Institute (ente del settore) e dell’American national standards institute insieme alla Telecommunications industry association (Ansi-Tia 942).

La cordata ha stretto alleanze con Google, Microsoft e Oracle, ma non esclude di stringere altri accordi. Nessuno degli operatori ha fornito a Wired informazioni sullo stadio di avanzamento del progetto con il Psn. Quando avranno sottoscritto il contratto con il Polo nazionale, gli enti pubblici potranno accedere a una console per gestire i servizi sul cloud, già collaudata dal dipartimento di Palazzo Chigi per accogliere le prime amministrazioni che saliranno a bordo.

Il Psn è uno dei tasselli della STRATEGIA cloud nazionale, che si articola in tre passaggi. Primo: classificare i dati. Ossia decidere, sulla base dei criteri stabiliti dal Dipartimento per la trasformazione digitale e dall’Agenzia per la cybersicurezza, il grado di sensibilità delle informazioni archiviate: ordinarie, critiche e strategiche. Secondo: sviluppare e utilizzare servizi in cloud e misure di sicurezza. Terzo: migrare sulla nuvola. Obiettivo del Pnrr era arrivare al 75% di adesioni degli enti pubblici entro il 2026. Secondo Palazzo Chigi i riscontri hanno superato le aspettative: 14mila richieste, con il 90% dei Comuni e l’80% delle scuole nazionali che dimostra interesse.

Il Psn non è la destinazione obbligatoria della strategia cloud. Gli enti pubblici potranno decidere di spostare tutto sul cloud nazionale, di rivolgersi ad altre infrastrutture che rispettano i requisiti di cybersecurity o di fare fifty-fifty. È proprio sulla base di questo modello che il sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, ha ripescato le in-house delle Regioni. L’idea è quella di tramutare il veicolo dietro al Psn in una federazione in cui entrano le società informatiche pubbliche locali, come Aria in Lombardia, Csi in Piemonte e Lazio Crea in Lazio, quest’ultima al centro dell’attacco informatico dell’estate del 2021. Tutte queste aziende informatiche pubbliche sono riunite nell’associazione di categoria Assinter, alla quale Butti ha prospettato un ruolo nel Psn.

MODELLO DI BUSINESS – Il rischio, tuttavia, è che se se gli enti pubblici, anziché migrare sul cloud nazionale, restano sui server locali, il progetto del Psn traballa dal punto di vista economico, perché viene a mancare l’elemento di scalabilità che genera ricavi per la cordata che ha in mano l’appalto. E se non raggiunge gli obiettivi di uffici pubblici caricati sui suoi server, la commessa viene decurtata del 10%.

cybersecurityNon solo il mondo pubblico guarda alla torta del Psn. Una delle in-house regionali, la friulana Insiel, a dicembre si è unita al Consorzio Italia cloud, che riunisce aziende nazionali del settore come Netalia, Seeweb, Sourcesense, Infordata, BabylonCloud e ConsorzioEht. Obiettivo del gruppo è mettere un piede dentro al Psn. “A preoccupare è anche il ruolo degli hyperscaler cloud coinvolti nel progetto del Polo strategico nazionale come fornitori di tecnologie, ruolo che potrebbe portare a un lockin dei dati una volta migrati”, scrive il consorzio in una nota. Il nodo del contendere è il ruolo di aziende statunitense, soggette al Cloud Act (secondo il quale Washington può pretendere che le sue aziende aprano i server per questioni di sicurezza nazionale), e la dipendenza tecnologica dalle loro tecnologie. Secondo Michele Zunino, presidente del consorzio e ad di Netalia, “i nostri operatori qualificati presso l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) potrebbero dare un valore aggiunto al progetto del Polo strategico nazionale, posizionandosi come elementi di ‘edge’ cloud rispetto al Psn ma nel perimetro dello stesso”. Il Psn, d’altronde, è un investimento a lungo termine. La concessione dura 13 anni e i servizi agli enti pubblici devono essere coperti per 10.

Scritto da: ester.cavallo

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