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Behind the Firewall

Hacker 1 – PMI 0 : Nessuno è troppo piccolo per il Cybercrime

todayGennaio 23, 2025

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Hacker 1 – PMI 0 : Nessuno è troppo piccolo per il Cybercrime

La cybersecurity non è più un’opzione per le PMI, ma una dura e cruda realtà da affrontare ad occhi spalancati.

Hacker 1 – PMI 0 : Nessuno è troppo piccolo per il Cybercrime. Immagina di aprire la porta della tua azienda al mattino e trovare tutto fermo: server bloccati, sistemi fuori uso e dati sensibili esposti. Non è fantascienza, ma il risultato di un attacco ransomware, un fenomeno che si verifica ogni 11 secondi a livello globale. Nel mio lavoro da oltre 15 anni nella cybersecurity, ho visto le PMI reagire a questi scenari con sorpresa, come se fossero eventi lontani o riservati ai giganti del tech. Ma la realtà è diversa.

Il mito dell’invisibilità delle PMI

C’è un falso senso di sicurezza diffuso nella mentalità delle piccole e medie imprese: “Non siamo così grandi da interessare ai cybercriminali”. Questo è un errore fatale. Gli attacchi alle PMI sono cresciuti del 62% negli ultimi tre anni, e non è un caso. Le PMI rappresentano il bersaglio perfetto: spesso mancano di sistemi di sicurezza adeguati e, al contempo, gestiscono dati preziosi.

Recentemente ho collaborato con una PMI del settore sanitario che ha subito un attacco alla supply chain. Un fornitore di software è stato intermedio, e il malware si è propagato ai loro sistemi critici. La conseguenza? Due settimane di fermo e una perdita finanziaria stimata di circa 180.000 euro. Questo caso evidenzia una lezione chiave: non è solo una questione di proteggere i propri sistemi, ma anche di valutare la sicurezza di chiunque abbia accesso ai propri dati.

L’approccio internazionale alla cybersecurity

Guardando all’estero, spiccano esempi di resilienza digitale. Negli Stati Uniti, il modello Zero Trust sta guadagnando terreno: parte dal presupposto che nessuna entità, interna o esterna, deve essere considerata affidabile di default. Nel Nord Europa, invece, molte aziende implementano framework di Incident Response come standard, testando regolarmente la propria capacità di resistere e rispondere agli attacchi.

Questi approcci sono ancora lontani dalla pratica comune in Italia, dove la cybersecurity è spesso vista come un costo piuttosto che un investimento. È una mentalità che deve cambiare, soprattutto ora che la Direttiva NIS2 introduce requisiti più stringenti per molte PMI.

La sfida della sensibilizzazione

La cybersecurity non riguarda solo i sistemi, ma anche le persone. Ho partecipato a numerosi audit in cui il punto di ingresso per un attacco non era una vulnerabilità tecnologica, ma una e-mail di phishing aperta da un dipendente non formato. Il fattore umano è il tallone d’Achille di ogni strategia di sicurezza, eppure è spesso trascurato.

Un altro esempio concreto è quello di un cliente nel settore del retail, che ha adottato un sistema avanzato di protezione endpoint solo dopo un attacco massiccio. La lezione? Aspettare il peggio per agire è una strategia perdente.

L’obiettivo è quello di far fronte  comune verso una nuova cultura della sicurezza

Le PMI italiane sono a un bivio. Ignorare i rischi significa esporsi a danni irreparabili, mentre affrontarli con un approccio proattivo può fare la differenza tra il successo e il fallimento. La cybersecurity non è solo una necessità, ma una questione di sopravvivenza aziendale.

È tempo di vedere la sicurezza come un acceleratore di opportunità, non un freno. Collaborazioni con esperti, formazione continua e investimenti mirati possono trasformare la percezione del rischio in una cultura della resilienza. E questa è una scelta che ogni imprenditore dovrebbe abbracciare senza esitazioni.

 

a cura di Giuseppe Izzo , uno dei massimi esperti di cybersecurity. La rubrica “Behind the Firewall”© nasce con l’obiettivo di sensibilizzare non solo il mondo imprenditoriale, ma anche l’opinione pubblica, proponendosi per diffondere consapevolezza sull’importanza della sicurezza digitale

Scritto da: ester.cavallo