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Baby gang e bullismo : giovani devianti “folk devils”

todayOttobre 25, 2022 1

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Baby gang e bullismo : giovani devianti “folk devils”

Baby gang e bullismo : giovani devianti “folk devils”. Con il termine baby gang si fa riferimento al fenomeno di microcriminalità che si sviluppa e si diffonde in  contesti urbani. Protagonisti di tali condotte devianti sono ragazzi minorenni che si riuniscono in gruppi con il preciso scopo di commettere reati. Questi gruppi di giovani rappresentano un tipo di aggregazione patologica che mette in atto una serie di comportamenti antisociali: si parte dal furto fino ad arrivare a veri e propri atti vandalici, rapine, aggressioni, abusi sessuali di gruppo e spaccio.

Non tutti gli episodi di violenza attuati da giovani sono ascrivibili al fenomeno delle baby gang,

le quali hanno una connotazione specifica e si differenzia dal bullismo. Il fenomeno delle baby gang ha una definita gerarchia interna, un leader, il controllo di un territorio, una stabilità nel tempo data dalla coesione interna e dal senso di appartenenza al gruppo, rivalità e scontri con le gangs avversarie; inoltre ogni gang possiede simboli caratterizzanti come l’abbigliamento e linguaggio. Mentre il bullismo presenta delle caratteristiche differenti, viene agito verso uno o più specifici individui in modo continuativo e selettivo.

Dai dati demografici emerge che l’appartenente ad una baby gang ha tra i 7 e i 14 anni

quasi sempre maschio, ma il fenomeno sta aumentando anche tra le femmine, prende di mira soggetti più deboli (coetanei, anziani, disabili). Questo fenomeno trova terreno fertile nei contesti degradati, dato che sussistono condizioni critiche (a livello economico, sociale e familiare), ma in realtà una percentuale piuttosto alta di tale fenomeno afferisce a quei contesti in cui l’estrazione sociale risulta essere medio-alta.

Origini del fenomeno delle Baby Gang

Il fenomeno delle Baby Gang ha origini negli Stati Uniti tra gli anni ‘50 e ‘70, in particolare negli slums, i quartieri più poveri e degradati delle grandi città americane. La Baby Gang è entrata nell’immaginario collettivo attraverso numerosi pellicole hollywoodiane che narravano storie di ragazzi di strada violenti e ribelli con i loro giubbotti in pelle e i capelli imbrillantinati. Le gangs, in America, sono cresciute esponenzialmente a partire dagli anni ‘20 e ad oggi se ne contano circa 23.000. Tale fenomeno si è diffuso a macchia d’olio anche in Europa, in particolare Scotland Yard è la città della Gran Bretagna come un numero  maggiore di Baby Gang. In Italia il fenomeno ha avuto inizio a partire dagli anni ‘50 ed è concentrato maggiormente nelle metropoli del centro sud.

Le cause

Difficoltà ambientali, economiche, culturali e sociali sono alla base di ogni comportamento deviante. Il fenomeno delle baby gang nasce da un contesto di vita problematico nel quale questi giovani crescono. Gli studiosi hanno individuato i fattori di rischio in diverse aree: c’è chi sostiene che questo tipo di violenze siano causati da modelli sbagliati ai quali i ragazzi fanno riferimento. È recente il fenomeno di serie tv criminali dai quali i ragazzi prendono come modelli il “cattivo” della situazione che, nella maggior parte dei casi, riesce a cavarsela, quando invece il messaggio dovrebbe essere differente: dove il bene sconfigge il male. In alcuni casi invece, le condotte anti-sociali derivano da frustrazioni che causano comportamenti aggressivi su persone definite più “deboli”. Tra le altre motivazioni fanno parte anche situazioni famigliari problematiche (anche una famiglia troppo protettiva e accondiscendente può far nascere nel ragazzo il forte desiderio di ribellarsi).

Analisi del fenomeno

I criminologi analizzando questo fenomeno, identificano tre insiemi di sottoculture giovanili:

  • Le sottoculture criminali sono organizzate per provvedere al raggiungimento di fini di tipo materiali e quindi rapine.
  • Le sottoculture conflittuali sono di protesta e di ribellione.
  • Le sottoculture astensioniste commettono reati per procurarsi sostanze stupefacenti.

Un aspetto fondamentale è al centro della cosiddetta “teoria dell’associazione differenziata” di E. Sutherland. Il comportamento criminale è appreso all’interno di gruppi coesi, secondo una forma di conformismo che si consolida gradualmente proprio all’interno di essi. Si diventa “devianti” per il contatto con modelli di comportamento devianti a loro volta o per il mancato contatto con modelli di comportamento non devianti. Un altro contributo sostanziale per la comprensione della devianza sociale è la “teoria dell’etichettamento”, secondo la quale un individuo viene prima definito deviante dalla propria società e poi diventa effettivamente tale.

Ci troviamo di fronte a ragazzi che hanno perso il contatto con le regole sociali e con la regolazione emotiva.

Conclusioni

Allo stato attuale queste situazioni sono la spia di un disagio diffuso che coinvolge. Un disagio che a volte nasce o più semplicemente trova spazio in forme di relazione e comunicazione non lecite. La letteratura scientifica riporta una stretta relazione tra i fattori di rischio connessi alla carriera deviante dei giovani e il ruolo determinante svolto dalla famiglia. Le azioni possibili per arginare il fenomeno sono tante. Innanzitutto le parole chiave diventano “prevenzione” ed “educazione”; la scuola dovrebbe fornire spazi di aggregazione e socializzazione, promuovendo alternative alla rabbia e al cinismo: educazione emotiva, percorsi di educazione al rispetto dell’altro e contro la violenza di genere, ma anche attività di socializzazione, come sport, doposcuola, spazi protetti come i centri di aggregazione giovanile.

Fare rispettare l’ordine è l’esatto contrario del criminalizzare: nel primo caso, la ricetta funziona; nel secondo caso, tutto resta come prima.

Scritto da: ester.cavallo

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