Reati digitali : ripercussioni causa escalation guerra Ucraina
Reati digitali : ripercussioni causa escalation guerra Ucraina .L’attuale situazione internazionale continua ad avere notevoli ripercussioni in materia di sicurezza cibernetica. A sostenerlo la Polizia Postale nella relazione annuale.
Rilevati attacchi massivi a livello internazionale verso infrastrutture critiche , sistemi finanziari e aziende operanti in settori strategici, quali comunicazione e difesa.
I sistemi di offesa più diffusi sono quelli legati a malware e ransomware, ai quali si aggiungono campagne di phishing, attacchi Ddos, campagne di informazione e furti in database.
Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, gruppi di hacker si sono schierati a favore della Russia, altri con l’Ucraina, prendendo di fatto parte al conflitto sul fronte cibernetico. «In tal senso, come noto, il conflitto russo-ucraino ha comportato una recrudescenza nell’attività di attori ostili, per attacchi ramsomware – sostiene la polizia postale – volti a paralizzare servizi e sistemi critici mediante la cifratura dei dati contenuti, campagne DDoS, volti a sabotare la funzionalità di risorse online e, soprattutto, attacchi di tipo ATP (Advanced Persistent Threat), condotti da attori ostili di elevato expertise tecnico, in grado di penetrare i sistemi più strategici , al fine di garantirsi una persistenza silente all’interno di tali sistemi a scopo di spionaggio o successivo danneggiamento».
Il Cnaipic monitora la situazione da 18 centri di sicurezza cibernetica nel Paese, con analisi che scandagliano anche il dark web, e cooperando con Emopol, Interpol e Fbi.
Sarebbero circa due milioni le imprese a rischio. Al centro ci sono numerose vulnerabilità, note da anni, dei server VMWare ESXi, molto utilizzati .Gli impatti possono essere l’indisponibilità di servizi pubblici e privati anche essenziali.
Ne è convinto Giuseppe Izzo, ceo di Uese Italia, consulente, con la sua azienda, di soggetti pubblici e privati «Siamo a un livello decisamente superiore rispetto al passato», spiega Izzo. «I dispositivi colpiti sono sistemi utilizzati per realizzare Ie infrastrutture di virtualizzazione, presenti alla base della maggior parte dei sistemi informativi aziendali.
La compromissione di queste infrastrutture significa, poter passare “sotto” alle protezioni applicative e di sistema, della maggior parte dei servizi aziendali, arrivando ai dati e fermando i sistemi, senza che si possa fare molto per impedirlo. Questa volta sembra si siano introdotti attraverso linee telefoniche, come quelle di TIM, dove passano informazioni sensibili», aggiunge ancora Izzo.
Nel mirino pmi, ma ovviamente mente anche singole persone che utilizzano i pc dell’ufficio per consultare l’home banking o, più in generale, per inviare mail personali. Il rischio che gli hacker abbiano carpito notizie e password è altissimo. Siamo difronte a quella che è possibile definire una rapina digitale: questi sistemi di virtualizzazione sono estremamente diffusi ed utilizzati da aziende ed organizzazioni private in ogni settore», spiega Izzo.
Nel 2022, quest’attività ha fruttato milioni di sterline e anche stavolta le ripercussioni saranno serie: «Ripercussioni di vario tipo -afferma Izzo. Sono certo che, fra un paio di settimane, arriveranno mail in cui si chiederanno soldi per far ripartire il computer o, peggio, per non divulgare dati sensibili, come la presenza di una patologia medica, l’ esistenza di un’amante, il saldo di un conto corrente o, perché no, la divulgazione di corrispondenza che, per motivi svariati, dovrebbe invece restare segreta. Alcuni cederanno al ricatto, altri no».
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