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Micromanagement: tra cause e conseguenze, ma cos’è il micromanagement?
E’ “𝐥𝐨 𝐬𝐭𝐢𝐥𝐞 𝐦𝐚𝐧𝐚𝐠𝐞𝐫𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐯𝐞 𝐢 𝐦𝐚𝐧𝐚𝐠𝐞𝐫 𝐨𝐬𝐬𝐞𝐫𝐯𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐚 𝐯𝐢𝐜𝐢𝐧𝐨 𝐞/𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨𝐥𝐥𝐚𝐧𝐨 𝐢𝐥 𝐥𝐚𝐯𝐨𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨/𝐚 𝐬𝐮𝐛𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐭𝐨/𝐚 𝐨 𝐢𝐦𝐩𝐢𝐞𝐠𝐚𝐭𝐨/𝐚” (definizione riportata su Wikipedia).
E’ uno degli stili di management meno apprezzati in azienda, eppure molto più diffuso di quanto si pensi.
Come si riconoscono i o le “micromanager?”
– Chiedono continui e costanti report sulle attività dei collaboratori.
– Si sentono frustrati quando qualcuno esegue le attività in modo diverso da come le farebbero loro.
– Si focalizzano sui dettagli e non accettano le proposte di correzioni.
– Vogliono sempre sapere dove sono “fisicamente” tutti i membri del proprio team e su quali progetti stanno lavorando.
– Vogliono essere sempre “copiati” nelle email.
L’impatto che il leader porta nella sua vita personale con il micromanaging è davvero grande e può causare livelli estremi di ansia e stress da lavoro nei suoi membri. Il micromanaging è anche uno dei motivi per cui è difficile trattenere i talenti in alcuni reparti di un’azienda.
Conseguenze?
– Sprechi di tempo a causa di una lunga serie di approvazioni, pianificazioni ripetitive, revisioni aggiuntive, e-mail superflue e riunioni inutili.
– Scarsa crescita professionale dei collaboratori.
– Demotivazione e frustrazione del team.
– Perdita di concentrazione . Poiché il manager si preoccupa di convalidare ogni piccolo passo del dipendente, mette da parte la sua leadership più umana ed empatica. Questo li fa ignorare le dinamiche e le relazioni della squadra nel suo insieme e danneggia persino l’apprendimento dei professionisti. Con un’estrema attenzione ai dettagli, si può perdere anche l’immagine finale dell’obiettivo.
– Clima aziendale negativo . Il micromanaging di un team può far sentire i dipendenti a proprio agio e più suscettibili agli errori, poiché il leader è sempre lì per risolverli. Tuttavia, può anche creare un clima aziendale in cui il dipendente si sente soffocato e continuamente osservato.
– Micromanaging e leadership umana. Quando un manager fa micromanaging, mette a rischio l’evoluzione dei dipendenti nella risoluzione dei problemi e nel costruire con loro libertà e fiducia.
Come leader devi capire che la leadership umana consiste nel trattare i dipendenti come persone, che hanno gusti, sentimenti e difetti, ed è necessario per un buon rapporto, rendendolo più empatico. Questa è una caratteristica della leadership femminile, ed è per questo che sta guadagnando sempre più spazio nel mondo degli affari.
Essere consapevoli dei rischi insiti nel micromanagement è il primo passo per creare un clima di fiducia e di rispetto reciproco, in cui le persone sentono di avere l’opportunità di crescere professionalmente e di poter fornire il proprio contributo individuale al raggiungimento degli obiettivi aziendali.
In quest’ottica, il leader deve agire da mentor e “facilitatore”, anziché da micromanager, guidando e dirigendo efficacemente le persone attraverso l’esempio e l’ascolto attivo, che significa – innanzitutto – porre domande ed esplorare le idee altrui nell’ottica di una collaborazione sempre più aperta, agile, efficace e produttiva. Questa dinamica, però, deve essere messa in moto da chi si trova al vertice, per poi diffondersi a cascata in tutti i comparti l’azienda.
Si tratta di uno stile di management in grado di produrre effetti win-win per i leader, i dipendenti e l’impresa. Alla luce di ciò, è fondamentale che ogni azienda – in base alla propria organizzazione e al proprio business – trovi il giusto equilibrio tra la necessità di una certa dose di gerarchia e strutturazione e l’esigenza di un management più autonomo, basato sulla performance e sull’innovazione, che non cada mai nella trappola della microgestione.
E voi, ne avete conosciuti di “micromanager“? Cosa ne pensate?
Credits: Ester Cavallo
Scritto da: ester.cavallo
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